Partiamo dall’inizio, da Ricky Gervais; un istrione, un visionario capace di tutto, basti pensare a The Office, Extras o An Idiot Abroad. La serie Derek nasce dalle mente sfaccettata di Gervais, su due stati d’animo semplici: ilarità e commozione. Derek è il tuttofare di una casa di riposo per anziani. Goffo, timido, al limite del ritardo mentale, ma gentile e premuroso con gli ospiti della casa, per i quali nutre un amore incondizionato, e grande amante degli animali.
Intorno a questo improbabile protagonista ruotano gli altri personaggi, tra i quali spiccano Hannah (Kerry Godliman), la responsabile della casa di riposo, colonna portante del gruppo e vera e propria barriera protettiva per tutti; Dougie (Karl Pilkington) amico del cuore di Derek, sempre pessimista e critico verso tutto e tutti, compreso se stesso e la indecente acconciatura a “uovo con le basette”; Kev (David Earl), un sessuomane ed alcolizzato, senza lavoro ne dimora, ospite fisso della casa di riposo benché senza i titoli per poterci rimanere.
Preparatevi, con Derek si ride, e molto, ma poi si piange, magari un minuto dopo aver riso a crepapelle.
E qui su torna alla definizione di “dramedy”: un mix tra comedy e drama.


Ecco, dramedy è la categoria perfetta in cui inserire un prodotto come Derek; divertente, buffo, struggente, ridicolo, commovente, comico.
Derek è una serie unica, difficilmente paragonabile ad altre serie in circolazione, proprio perché difficilmente inquadrabile.
Originali anche la sceneggiatura e la regia (sempre di Gervais) nonché le riprese, effettuate come per un documentario più che una classica serie TV.
L‘amore e la morte sono temi centrali della serie; l’amore, anzi, gli amori, che sbocciano durante il susseguirsi degli eventi. La morte, che in un ambiente frequentato da persone anziane o malate è spesso protagonista non desiderata. Piangerete molto, guardando Derek.
Riderete molto, guardando Derek.


No, chi vi scrive non è impazzito, anzi, con estrema lucidità ho misurato le parole prima di stendere questa recensione. Il vero pazzo (o forse genio, sapete scindere in maniera netta le due definizioni?) è colui che ha ideato, rappresentato e girato questa strana, stranissima ma convincente serie.
La serie è suddivisa in tre stagioni, anche se in effetti sono due: la prima da sette e la seconda da sei episodi. Il quattordicesimo capitolo è uno speciale finale, della durata di un’ora, contro i venti minuti circa degli altri episodi.
Non ho volutamente inserito degli spoiler della serie, voglio lasciare che sia lo spettatore a farsi un’idea del racconto, senza pregiudizi e senza indicazioni su ciò che avverrà.
Una sola cosa dirò:
Derek è una serie che lascia il segno. Forse non tutti sono fatti per riuscire ad apprezzarla in pieno, ma se siete fra quelli che riusciranno a vedere ciò che ho visto io, credetemi, ne verrete travolti.

Andrea Riosa

Derek: per chi si è sempre chiesto cosa significa il termine “dramedy”