“Dark Tourist è il lavoro di un allegro, bonario, curioso individuo attratto dal lato più brutto della natura umana, ed è quel contrasto che dà alla serie la sua potente energia. Nel corso di ogni puntata di 40 minuti, Farrier si prende in situazioni sia strane che pericolose, il che è tanto più accattivante perché si presenta come una specie di esploratore fondamentalmente gioviale e con gli occhi spalancati.” 

The Daily Beast

Il 20 Luglio 2018 arriva su Netflix Italia un documentario completamente diverso da tutti gli altri, il suo titolo è “Dark Tourist” e proprio per i contenuti originali al limite del macabro e del pericolo, sta avendo un enorme successo in tutto il mondo. Il protagonista assoluto di questa serie formata da 8 episodi è il giornalista neozelandese David Farrier. Il suo compito non è altro che quello di girare il mondo alla ricerca dei luoghi turistici più macabri ed oscuri, posti che a quanto pare hanno una grande attrattiva per il pubblico, il quale paga per affrontare pericoli e situazioni impervie, in posti simili ad un set cinematografico horror, perché vuole scoprire con i propri occhi e in prima persona cosa sia la paura, perché ci attrae così tanto, e perché diventa quasi una droga per il nostro cervello, tanto da non potere fare a meno di viverla attraverso queste avventure ai limiti. Così David Farrier fa la stessa cosa, cercando di mostrarci la seconda pelle del turismo, e di spiegarci quali sono i motivi che portano un sempre più nutrito gruppo di persone ad evitare le città turistiche più ordinarie e preferire una vacanza in destinazioni più spaventose e anticonvenzionali, come le zone di guerra o luoghi di disastri. Il suo interesse si concentra solo su tutto quello che è folle, macabro e morboso ed infatti viaggia per il mondo alla ricerca di esperienze estreme come turista dell’orrore.

La sua prima meta sarà in America Latina, a Città del Messico, dove scoprirà tutta la verità sulle possessioni e i riti Voodoo, per poi arrivare fino in Colombia dove intervisterà il sicario di Pablo Escobar. David arriva a Medellin, la città natale del più noto e pericoloso signore della droga di tutto il mondo: Pablo Escobar. Il turismo che ruota attorno a questa figura è stato reso ancora più famoso dalla serie tv “Narcos”, e David è intenzionato a cercare di capire quali sono i meccanismi che si muovono intorno a questo nuovo e strano fenomeno, che tenta di sfruttare al massimo la terrificante fama di Pablo Escobar e fare soldi grazie al suo nome. Forse il momento più emozionante di questo viaggio nel regno di Escobar è stata l’intervista che David ha fatto al suo sicario più fidato, Popay, che ha ucciso più di 250 persone, ed oggi è una star di YouTube. Popay racconta dell’esperienza del carcere, con un atteggiamento di sfida come se gli anni d’oro vissuti con il suo mentore non facessero parte del passato, come se lui non fosse morto, ancora legato saldamente ad una realtà che non esiste più, ma di cui va molto fiero. Il viaggio prosegue in Messico perché qui c’è una nuova oscura ossessione verso un culto chiamato Santa Muerte, che venera il Santo della Morte. Questa religione è diventata talmente famosa da avere moltissimi altari dedicati al Santo con il volto a forma di scheletro, ma bandita da tutte le religioni ufficiali.

Esiste un quartiere a Città del Messico che è il baluardo di questa religione e dove ogni giorno un enorme gruppo di persone organizza processioni per venerare questo misterioso quanto inquietante santo, strisciando per ore lungo le strade del quartiere. Ognuno di questi devoti ha avuto una vita difficile, e oggi ringraziano il loro santo protettore per essere ancora vivi, che è ciò che conta di più in uno dei quartieri più poveri di Città del Messico, sopravvivere non solo alla povertà e alla violenza, ma soprattutto a se stessi, ad una vita fatta di stenti e di scelte ai limiti. Forse rivolgere le proprie preghiere a un Santo che impersona tutto questo, li fa sentire salvi e al sicuro, più di quanto non lo siano mai stati nella loro vita. La morte viene celebrata perché non è considerata spaventosa ma un’amica a cui rivolgersi nei momenti più difficili, una compagna che si prende cura di tutti, una certezza consolatoria. Questa è probabilmente l’esperienza più macabra che David ha fatto durante i suoi viaggi, scoprire che considerazioni normali come vita, morte e dignità personale sono concetti completamente ribaltati nel mondo del turismo macabro, perché diventano lo specchio della nostra parte più oscura, quella che chiunque tenta di esorcizzare e cacciare via in quanto ci fa paura, tranne che ai protagonisti di queste storie. Per loro la morte, il pericolo, la povertà estrema, le guerre e le catastrofi sono fonte di energia, sono qualcosa che amano e che venerano, danno sicurezza perché non ci abbandonano mai, fanno parte di noi, della nostra anima in un continuo incastro tra buio e luce lasciando a noi la scelta di quale parte mostrare al mondo.

Consiglio questo documentario a chi non ha paura del macabro, a chi ha voglia di mostrare agli altri anche la parte più terribile di noi, e a chi ama viaggiare oltre i confini del mondo fino ad ora conosciuto.

Glenda Marsala

Dark Tourist