Se per una Stand-Up Originale, Netflix stessa, si appoggia ad un colosso come la Universal solo per l’intro e la chiusura, significa che qualcosa di grande bolle in pentola.

Insomma, grande non è la definizione tipo con cui si possa normalmente definire Kevin Hart (lui stesso non esita mai a sottolinearlo), ma appena si comincia la visione si ha fin da subito l’impressione di essere davanti a qualcosa di Unico ed Irripetibile.

 L’impresa di riempire uno stadio da football americano, seppure sia il Lincoln Field di Philadelphia, tua città natale, con un sold out pazzesco (53000 spettatori) per uno spettacolo comico, un minimo di investimento straordinario bisogna metterlo in atto: ecco qua che interviene la HartBeat Production, casa di produzione creata da Hart stesso con un progetto follemente solido e creativo.

Una sigla in stile Golden Eye“Mic” 007, in tutta la sua pompatura totale, fatta di musica ed effetti video tipici della serie con protagonista Bond, porta il nostro “Hart, Kevin Hart” agente 0054 a bordo di una Aston Martin (non poteva certo mancare l’Auto) in un albergo lussuoso, dove incontrerà il suo contatto: la Bon… scusate, la Hart Girl che, niente di meno, altri non è che la ex gattina color caramello, Halle Berry.

“Ah, ma è un film o uno spettacolo comico?”

Capisco la confusione, ma questo è un viaggio introduttivo, bello ed ammiccante, verso il fulcro genuino del contenuto: lo show su un palco meraviglioso degno di una Rock Band!

Finalmente, si dovrebbe dire ma in questo caso non è appropriato, comincia lo spettacolo.

Kevin appare sul palco assorgendo al cielo come un Black Jesus.

Da sempre o almeno da quando ha colto il suo potenziale, il suo repertorio è tratto da sue esperienze reali, condite con peperoncino del suo sacco a renderle stuzzicose e piccanti, impiattate come solo lui può fare.

È così che i suoi rapporti più intimi, famigliari, ci accompagneranno per tutto lo show.

Il rapporto di coppia, idiosincrasie e surrealtà tipiche di ogni coppia eterosessuale: la praticità umile maschile (a tratti inutile) ad accompagnare le incertezze, dubbi “film mentali” paure tipiche (a suo dire) delle femmine “afroamericane” (sempre a suo dire), che ci regalano tormentoni orecchiabili (…Really?!?).

Figli usati come scudi umani contro la fauna locale, sono la punta dell’iceberg color cacao a casa Hart.

Un papà da gestire mentre lo si vede invecchiare, pur restando lo stesso brontolone di gioventù.

Amici più adulti, pure loro da gestire, con la classica competitività testosteronica di ogni maschio che aspira ad essere Alpha dall’adolescenza fino alla fossa, trasformano piccole avversità in incidenti internazionali.

Kevin ci regala pure un consiglio, perla di saggezza ottenuta da vita vissuta: rispondete agli sms delle vostre Compagne, se non volete restare inermi ed attoniti di fronte a dei veri e propri monologhi a fiume straripante.

Ma sono due i momenti topici che ci faranno sobbalzare sul posto: il sesso, trattato in maniera davvero ampia nella sua stessa definizione; e quello che lui definisce “il momento più imbarazzante della mia vita”.

Fondamentalmente uno spettacolo da guardare, rivolto a tutti indistintamente, neofiti o amanti del genere; un flow irrefrenabile, battuta su battuta, senza nessun periodo morto, magari da riflessione; mimica facciale e fisica mostruosa, da èlite nel suo genere.

Se cercate uno spettacolo che possa farvi riflettere allora non farà per voi; se invece cercate una scappatoia dai problemi personali quotidiani che affliggono tutti noi, un’evasione momentanea, beh… bingo!

Unica vera riflessione, auspicio, gli esce dal cuore con gli occhi carichi di emozione: “Se possiamo ridere insieme, possiamo vivere insieme… se possiamo vivere insieme, possiamo amare insieme”

Questo è Kevin, questo è What Now.

Alan Pagno Gardini

 

Kevin Hart – What Now? – Recensione standup comedy
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